FINI - Berlusconi: lo SCONTRO DEFINITIVO, durissimo, OGGI IN DIRETTA (VIDEO)

(LE principali SEQUENZE DEI FATTI DI OGGI, NEL VIDEO SOTTOSTANTE)
Si sapeva che la direzione di oggi sarebbe stato un appuntamento ad alta tensione. Si sapeva, ma nessuno immaginava che lo scontro sarebbe stato così violento. Si sapeva che Fini, pur consapevole di parlare ad una platea tutt'altro che favorevole, non avrebbe fatto un passo indietro. "Basta mettere la polvere sotto il tappeto". E così è stato. Il presidente della Camera ha visto la sfilata dei ministri che rivendicavano, puntigliosamente (e "puerilmente" chiosa Fini), l'operato del governo, ha sentito Berlusconi annunciare il congresso del Pdl entro l'anno e poi è salito sul palco. Un'ora di discorso in cui il presidente della Camera non è arretrato di un passo.



Davanti ad un Berlusconi sempre più infastidito dalle sue parole, Fini, ha esordito così: "Non credo che la libertà di opinione possa rappresentare il venir meno alla lealtà all'interno del Pdl solo perché si danno indicazioni diverse da quelle che vanno per la maggiore". E su questo tasto Fini punta molto. Rimanda al mittente le accuse di "tradimento", di "eresia", di muoversi per "interessi personali". Ricorda le "bastonature mediatiche ad opera di giornali proprietà di familiari del premier". Tutte accuse che, da tempo, si sente rovesciare addosso dai media vicini al Cavaliere e dai molti fedelissimi del premier. Lui, e lo si capisce mentre parla, ha in mente un partito diverso dal Pdl di oggi. Che, dice chiaro, partito non è. Semmai è un'aggregazione dove vige il "centralismo carismatico", dove non si discute, dove si creano situazione come la spaccatura in Sicilia.

Una formazione che sembra inerte davanti alle pressioni della Lega. "Al nord siamo diventati la fotocopia della Lega, l'identità del Carroccio è chiara, la nostra al nord non lo è. Appiattirsi sulle posizioni di Bossi è pericoloso, nel centrosud sono preoccupati per l'influenza della Carroccio". A pochi metri Ignazio La Russa, plenipotenziario del Pdl lombardo e ex fedelissimo di Fini, guarda fisso gli appunti. Il volto di Berlusconi è terreo.

Fini va avanti. E si rivolge direttamente al premier, dando inizio al botta e risposta che sfocerà nel durissimo scontro finale. Sono tanti i temi che il presidente della Camera pone. Ma, al di là, delle varie critiche, è proprio l'idea di quello che è il Pdl oggi che a Fini non piace. Per questo definisce quella di oggi "una giornata di svolta". Il giorno in cui non si potrà fingere che non esista una componente, minoritaria, all'interno del partito portatrice di idee diverse da quelle dominanti. Fini, questo lo rivedica, e non vuole sentirsi dare dell'eretico. Il partito che Fini ha in mente è quello che sui temi dell'immigrazione si schiera con le tesi dei partito popolare europeo improntate al rispetto della "dignità umana" e non su quelle della Lega ("ma le posizioni del Carroccio sono le stesse che aveva An" gli sbatte in faccia il premier), un partito che assume la legalità come valore, che celebra, senza reticenze, l'unità d'Italia che non delega tutte le scelte al governo. Berlusconi è sempre più insofferente. Si sfrega i polpastrelli a significare un apprezzamento negativo sulla sostanza. Verdini, al suo fianco, cerca di rabbonirlo.

Ma Fini non si fa intimidire, ricorda i tanti che nel Pdl "pubblicamente" si sperticano in elogi e poi "vengono da me a lamentarsi di come vanno le cose". E porta sul palco anche un tema incandescente come quello della giustizia. "Ricordi il processo breve? Quella era un amnistia mascherata" incalza Fini ricordando "un litigio forte" col premier. "Mi devi dire - si chiede Fini - che cosa c'entra la riforma della Giustizia se poi passano questo tipo di messaggi". Si va avanti così. Con il presidente della Camera che chiede di "rivedere" il programma economico del Pdl", che mette in guardia dall'attuazione del federalismo che il Carroccio vuole a tutti i costi. "Ma avete parlato con i nostri governatori del centrosud che sono preoccupati per come finirà?" continua Fini chiedendo la creazione di una commissione del partito sui decreti attuativi (l'unica cosa che Berlusconi accetterà).

Dopo un'ora Fini conclude. Pochi gli applausi e frettolosa le stretta di mano con Berlusconi. Il premier scatta verso il microfono. Doveva parlare stasera ma la rabbia è troppa. E quello che dice dal palco ne è la chiara espressione: "Dici cose senza grande rilevanza politica e oggi hai cambiato totalmente posizione. Martedì mi hai detto di essere pentito di aver collaborato a fondare il Pdl e che volevi fare un gruppo parlamentare diverso". Boato della platea. Fini è rosso in volto. Berlusconi è senza freni: "Delle cose che hai chiesto non avevo notizia, comunque ne discuteremo. Lascia stare la Sicilia che ci sono dentro i tuoi uomini e ti ho già detto che voglio vendere il Giornale". Si arriva così al rush finale gettato in faccia a Fini tra gli applausi della sala: "Dici che sei supert partes? Per queso non sei venuto a piazza San Giovanni? Allora se vuoi fare politica lascia la presidenza della Camera". Il presidente della Camera agita il dito e urla: "Che fai mi cacci?".

Poi si riunisce con i suoi sostenitori e decide che nessun finiano interverrà in direzione. Poi annuncia: "Non ho nessuna intenzione di dimettermi dalla presidenza della Camera. Nè tantomeno di lasciare il partito. Oggi è un giorno importante per il Pdl: viene meno la fase dell'unanimismo o della totale convergenza e si apre una positiva e democratica fase di discussione".

Il documento finale della direzione definisce "poco comprensibili e pretestuose" le polemiche, punta il dito contro "le ambizioni personali e le correnti" e riafferma fedeltà e "gratitudine" al Cavaliere. I voti contrari sono 11, contro i 20 inizialmente previsti, ma Bocchino spiega: "C'erano molti assenti, non abbiamo perso nessuno, anzi abbiamo guadagnato due ex di Forza Italia".

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