Poeti e Società: in ricordo di Pier Paolo Pasolini e Alda Merini

Il secondo giorno di questo mese dall’aria triste si è portato via una poetessa italiana molto amata in Italia, Alda Merini, da tempo sofferente per un tumore osseo. Giusti i funerali di stato, servizi dei telegiornali e commemorazioni meritate per la sua fama e la notevole opera artistica di tutta una vita. Ma per una strana coincidenza il giorno stesso ricorreva l’anniversario di un altro grande poeta: Pierpaolo Pasolini, morto tragicamente il 2 nov del 1975 , ma per lui non ci sono state commemorazioni, nessuno che abbia cercato di ricordarlo adeguatamente, dando risalto soprattutto alla sua figura di artista , intellettuale e poeta, più che alla sua tragica e ancora nebulosa fine. Eppure , se ai nostri giorni ancora si rende onore alla poesia, ricordare quella di un grande artista come Pasolini sarebbe stato importante e avrebbe ridato un po’ di smalto alla nostra cultura ,ormai troppo trascurata e in triste declino.
Due poeti, dunque. Verrebbe voglia , se potessero parlare, di intervistarli e chiedere loro se pensano che in questo mondo ci sia ancora tempo e spazio per i poeti e la poesia.
Provo a immaginare che entrambi, con dolcezza rassegnata lei, con vigore combattivo lui, direbbero che ce n’è rimasto assai poco di spazio e di tempo, di voglia di sentire, di amore per il sacro fuoco.
Li immagino vicini, scambiarsi sguardi introspettivi e idee, accorgendosi poco a poco di avere in comune anche più dell’essere soltanto ambedue poeti.
Due personaggi particolari le cui storie di vita sono state diversamente tormentate e comunque drammatiche, accomunati anche dalle origini modeste. Due persone di grande umanità, fragili e forti allo stesso tempo, capaci di profonda sensibilità nel guardarsi dentro e intorno, pronti a dare tutto attraverso il proprio talento.
Due piccoli eroi civili di un secolo spietato e devastante come il novecento.
Mi sovviene, nei loro versi, un accenno a quel concetto della “diversità”, che sarà poi una tematica sostanziale nella loro opera.
La Merini aveva sofferto di problemi psichici e aveva dovuto affrontare lunghi periodi nei “manicomi” di una volta, che l’avevano segnata, ma ne avevano probabilmente anche affinato la sensibilità innata e il grande talento .Nel suo” Diario di una diversa”, affiora con intensità tutta la sofferenza di chi si è sentito escluso, isolato, quasi incapace di vivere ancora.
Pierpaolo invece sente la diversità dell’individuo nella propria singolarità, nella società che lo circonda e lo giudica secondo schemi. E sente la diversità come intellettuale e letterato rispetto ai suoi contemporanei. Dice loro:”…esistete…ma i nostri saluti, i sorrisi, le comuni passioni, sono atti di una terra di nessuno…non possiamo più essere d’accordo: ne tremo, ma è in noi che il mondo è nemico al mondo. E ancora sulla diversità del singolo:”….nel quartiere borghese, c’è la pace di cui ognuno dentro si contenta, anche vilmente, e di cui vorrebbe piena ogni sera della sua esistenza. … essere diverso – in un mondo che pure è in colpa- significa non essere innocente…”
Diverso anche nella sua poesia fatta di grazia ed eleganza, ma realista fino alla spietatezza, in lotta contro politica e cultura istituite e contro la Storia stessa.
I suoi versi” non versi” entrano in sordidi luoghi, tra le umane miserie, guardando tutto con intelligenza e senza condanne. Prendiamone alcuni che parlano di sfruttamento e prostituzione negli angoli più bui della capitale:”…..
Ma nei rifiuti del mondo, nasce un mondo nuovo: nascono leggi nuove dove non c’è più legge; nasce un nuovo onore, dove onore è il disonore…nascono potenze e nobiltà feroci….luoghi dove credi che la città finisca…e invece ricomincia…con ponti e labirinti…dietro mareggiate di grattacieli, che coprono interi orizzonti.”
E mi vorrei ancora soffermare su Pierpaolo solo , per così dire, a pareggiare un po’ i conti, dato che in questi giorni i media non lo hanno ricordato ufficialmente.
Una sua semplice cosa che mi è molto cara per il luogo in cui vivo ormai da 34 anni e dove, sopra il portone di casa sua , c’è una targa che lo ricorda.
“…..e una casa…un appartamento, al piano più assolato, con tre, quattro stanze, e una terrazza abbandonata, ma con rose e limoni…anch’io ho dei sogni che mi tengono ancorato al mondo…sogno la mia casa sul Gianicolo, verso villa Pamphili, verde fino al mare: un attico, pieno del sole antico e sempre crudelmente nuovo di Roma; costruirei sulla terrazza una vetrata con tende scure, di impalpabile tela; ci metterei, in un angolo, un tavolo fatto fare apposta, leggero, con mille cassetti, uno per ogni manoscritto, per non trasgredire alle fameliche gerarchie della mia ispirazione….Ah, un po’ d’ordine, un po’ di dolcezza, nel mio lavoro, nella mia vita….nella camera da letto un semplice lettuccio, con coperte fiorate tessute da donne calabresi o sarde, e appenderei la mia collezione di quadri che amo ancora…..
Se l’uomo e l’artista è morto per i vili che morto lo volevano per chiudergli la bocca, vive invece per tutti coloro che lo hanno compreso e stimato e ancora lo ricordano.




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