“ASSASSINA”. Il primario alle tre donne che chiedevano di abortire.

E’ accaduto nel reparto di ginecologia e ostetricia dell’ ospedale di Melzo (Milano).
Il primario, Leandro Aletti, simpatizzante di Comunione e liberazione e noto antiaborista, ha urlato a ciascuna delle tre donne, dai 27 ai 36 anni, che avevano deciso di abortire “assassina, sta uccidendo suo figlio”.
Tale aggressione verbale si trova nella denuncia per ingiuria presentata dinanzi al giudice di pace di Cassano d’ Adda ( Repubblica.it ) dalle tre donne.
Il sito di Repubblica di Milano riporta: “«Il primario, noto antiabortista, ci ha insultate e diffamate — denunciano le donne — offendendo il nostro decoro e arrecandoci un danno morale». Dopo due rinvii, a dicembre si terrà l’udienza sul caso. Anche se entrambe le parti stanno cercando un accordo per evitare di arrivare al processo. Con il primario che, sebbene il suo avvocato Mario Brusa parli di un «fraintendimento tra le parti», sarebbe pronto a firmare una lettera di scuse e chiarimenti per archiviare l’accaduto. La direzione sanitaria ha già presentato le sue scuse.”
Sembra assurdo che possano verificarsi casi come questi. Una donna, qualunque donna, si trova a prendere una decisione che in un modo o nell’ altro le cambierà la vita. Una decisione travagliata, dolorosa.
Può una persona permettersi di giudicare la sua scelta? Può permettersi di insultarla, aggredirla? Può davvero pensare, anche solo per un attimo, di sapere che cosa sia meglio per quella donna che neppure conosce? Con quale diritto?
I rappresentanti di Comunione e Liberazione tendenzialmente non contemplano l’ esistenza di idee e opinioni diverse dalle loro (ovviamente non tutti, ci mancherebbe). Esistono gruppi di persone, e questo ne è un esempio, convinti di detenere la verità assoluta riguardo qualunque questione; ma non è così.
Nessuno sa cosa abbia spinto quelle donne a decidere di rinunciare a quello che sarebbe diventato loro figlio (perché ancora non lo era). Nessuno lo sa, neppure quel primario. Loro potrebbero essere donne sole, che faticano ad arrivare a fine mese; quel figlio potrebbe anche essere stato frutto di una violenza sessuale. (Ovviamente le mie sono ipotesi generali che nulla hanno a che vedere con il caso sopra riportato, ma che da tal caso traggono spunto).
L'Italia è uno stato laico, non uno stato cattolico. Per quanto questo possa dispiacere ai gruppi ecclesiastici la nostra è una "Repubblica fondata sul lavoro" e non sulla religione; la religione si sceglie, non deve essere imposta. Non tutti coloro che risiedono sul territorio italiano sono cattolici, non sono obbligati ad esserlo. Non bisogna permettere che l' invadenza della chiesa e dei suoi precetti limiti la libertà personale dei cittadini italiani e non.
Per preservare una vita che ancora non esiste, si rischia di rovinarne un’ altra: quella della ipotetica madre. Come non ricordare gli antiaboristi americani che entravano nelle cliniche in cui si praticava l’ aborto e compivano vere e proprie carneficine. Ha senso uccidere delle persone che hanno una vita, magari lasciare dei bambini orfani (dato che negli omicidi venivano coinvolti anche medici e personale ospedaliero), in nome di un’ ipotesi di vita?
Come può uno sconosciuto sapere cosa è meglio per me?