Carceri al collasso: 159 morti nel 2009

Le carceri italiane sono sovraffollate. Il tasso di occupazione dello spazio carcerario è del 139,17%, tra i più alti in Europa. Questo significa che ogni detenuto, invece dei 7 mq previsti, ha a disposizione appena 2,3 mq.
Il sovraffollamento carcerario impedisce l’attuazione dei programmi trattamentali e peggiora sensibilmente la qualità dei servizi di base, come ad esempio i pasti e le cure mediche.
Nel 2009 si sono registrati 159 decessi nelle carceri italiane di cui 59 sono suicidi. Muoiono soprattutto persone giovani, la metà erano addirittura in attesa di giudizio, quindi, potenzialmente innocenti.
Recentemente la Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha condannato il governo italiano a risarcire di mille euro un cittadino bosniaco per i danni subiti a causa del sovraffollamento della cella in cui era rinchiuso, bollando la detenzione ricevuta come un “trattamento inumano e degradante”.
Si ritiene che se tutti i detenuti che vivono in condizioni disagiate (la quasi totalità), presentassero ricorso, lo Stato rischierebbe di pagare 64 milioni di euro.
Il carcere non è solo un luogo dove scontare una pena, ma anche un’opportunità di riabilitazione. Purtroppo i fondi sono insufficienti a garantire un’adeguata assistenza da parte degli operatori, tra l’altro, la Finanziaria appena approvata al Senato, ha previsto ulteriori tagli al comparto della Giustizia (circa 800 milioni di euro) che aggraverà uno stato di cose di per sé esplosivo.
Ma qualcosa si può fare. Esiste per esempio un articolo della legge Fini-Giovanardi sulle droghe che potrebbe essere subito applicato; in questo modo i tossicodipendenti (che costituiscono una grossa fetta della popolazione carceraria) potrebbero essere dirottati presso Comunità Terapeutiche decongestionando le prigioni.
Ricordiamo che in Italia le strutture di detenzione prevedono al massimo 40.000 posti, invece siamo già a 64.000 di cui 20.000 sono stranieri. Se questi ultimi potessero scontare la pena nel loro paese, la situazione sarebbe gestibile.
Molti parlamentari ritengono che la costruzione di nuove carceri non sia tra le misure urgenti da adottare per arginare il collasso, piuttosto, basterebbe una riforma della normativa penale e delle pratiche giudiziarie che richiedono un ricorso massiccio alla detenzione.
Dal 2000 ad oggi ci sono stati 1.542 morti in carcere, di cui un terzo al di sotto dei 30 anni. Le famiglie chiedono giustizia, i detenuti solo di poter sopravvivere.

ANGELA CATALINI






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