Vita e morte di Eluana in scena

Si parla di vita, ma soprattutto di morte, di diritto a morire. Questo è lo “zoccolo duro” dello spettacolo portato ieri in scena in prima nazionale al Teatro Petrella di Longiano. È la storia di Eluana Englaro, scritta dal padre Beppino e Luca Radaelli che ne è anche unico interprete. La narrazione non vuole essere semplica cronaca, né aspra polemica: vuole solo raccontare quanto sia difficile morire in un paese che pensa più agli slogan che alla volontà delle persone. Attraverso la narrazione, con il solo accompagnamento di chitarra e pianoforte, si parla di lei citando il Re Lear di Shakespeare, l’ Antigone di Sofocle, Foscolo e Dante, ma anche attraverso le canzoni di De Andrè e Guccini. Poi appare la foto di Eluana, quella ragazza la cui storia tutti conosciamo, e tutto si concentra sulla sua vicenda personale, sul travaglio della famiglia, sul prezzo, in temini di libertà individuale, delle terapie (Unità.it) .
Il caso di Eluana è stato profondamente strumentalizzato; la sua vita e la sua dignità sono state gettate in pasto agli “sciacalli” politici e mediatici. Ma la colpa non è certo del padre, come troppo spesso è stato detto, il quale voleva solo far valere il diritto della figlia a morire in modo naturale, a porre fine alle sue sofferenze. La colpa è innegabilmente di chi ha pensato bene di fare propaganda elettorale e di accaparrarsi i voti dei cattolici difendendo il diritto alla vita di Eluana, una vita che ormai non c’ era più. Una domanda sorge spontanea: tutte le persone che stazionavano sotto l’ ospedale in cui era ricoverata Eluana per chiedere che non venisse “uccisa”, che davano dell’ assassino al padre dove sono, quando centinaia di clandestini muoiono nel canale di Sicilia? Dove sono quando decine di italiani e non muoiono per freddo e per stenti ogni inverno?
La parte politica che tanto si è prodigata in favore del “diritto alla vita”, il centro-destra e la lega (che vorrebbe “vedere morti” omosessuali, stranieri, meridionali e perfino cani di razza non padana) di Eluana, è la stessa parte politica che ha deciso che centinaia di persone, anziché godere del loro diritto di vivere, hanno l’ obbligo di morire in mare o nei LAGER libici in cui noi stessi li scortiamo.
La vita di un immigrato vale meno di quella di un italiano in coma IRREVERSIBILE vegetativo da 18 anni? È questo che insegnano i principi cattolici a cui quelle persone e quei politici tanto si rifacevano?

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