ARTE: Biennale Venezia, UNCONDITIONAL LOVE

L'AMORE INCONDIZIONATO, è la traduzione italiana del titolo di un'installazione artistica PLURISENSORIALE (come mi viene da dire, d'istinto, percependone i suoni, i colori, le immagini e immergendomi nel mondo architettonico creato per essa su piu' livelli e dimensioni), qualcosa di unico, di acclamato dalla critica e dal pubblico (sia esperti che meno esperti) e che andrebbe assolutamente visitato, ENTRO IL 5 NOVEMBRE!! (presso Arsenale Novissimo, Tesa 89).
Se quanto detto finora non vi ha già destato abbastanza curiosità, lasciamo parlare un'intervista che ci ha gentilmente concesso di pubblicare una delle Autrici di questa mostra, ALINDA SBRAGIA:
Intervista ai curatori della mostra collettiva “Unconditional Love”, 53 Biennale di Venezia, Alexandrina Markvo, Alinda Sbragia, Christina Steinbrecher:


"1. 
- “Unconditional Love” testimonia una serie di strategie per esprimere l'amore senza limiti. Come è nata l’idea per questo progetto che sarà fra gli eventi collaterali della 53. Biennale di Venezia?
 “Amore Incondizionato” è uno dei concetti più studiati dai filosofi di tutti i tempi. Cioè, amore senza condizioni. Senza restrizioni, remore o freni. Impossibile da trattenere, scatenato, irruente e puro. Amore vero. Amore ceco. Il più inspiegabile ed incomprensibile dei sentimenti. Il più profondo , segreto ed inesauribile fiume di emozioni. Il non-luogo dove “amore” può ignorare il “pensiero”. Il frutto proibito dell’anima nostra. “Amore incondizionato”. Quell’ imbarazzante momento quando la ragione non può più contrastare il sentimento, quando i confini del raziocinio vengono superati e dimenticati. Allora, quando tutto è senza condizioni, l’ essere umano percepisce di essere inarrivabile, eletto, potente ed unico in natura. E quando si capisce di provare “incondizionato amore” per qualcosa, ci si percepisce adulti e si accetta la propria straordinaria essenza: quella di “essere umano”. Consapevoli culturalmente di tutto ciò, abbiamo cercato di prendere in giro una visione moderna del termine “AMORE”, divenuto oramai cliché, unendolo poi al quasi utopico “INCONDIZIONATO”. Impostando in questo modo il lavoro abbiamo cercato di mettere in crisi sia gli artisti che un pubblico non prettamente dedicato “solo all’ arte”. Entrambi sono oramai quasi disabituati ad assumersi la meravigliosa responsabilità di “filosofeggiare” o “leggere tra le righe” di fronte ad un opera d’arte, costringendoli di conseguenza a ribaltare il lato della medaglia da affrontare. Abbiamo cercato cioè di riportare Artisti e Spettatori ad incontrarsi nuovamente sul terreno della metafisica. Obbligandoli a tener conto dei vari livelli di lettura che può e deve avere un opera per essere catartica, filosofica, emozionante, valida ed importante umanamente e culturalmente. 
2. - Avete selezionato una rosa di artisti molto eterogenea, tra cui Marina Abramovic, Jaume Plensa, Wim Delvoye, Miltos Manetas, ognuno portatore di una sua peculiare visione di “amore incondizionato”. In che modo si articolerà il percorso espositivo nello spazio della Tesa 89 dell’Arsenale Novissimo di Venezia?
 Sono Artisti di varie nazionalità, età ed esperienza lavorativa. Non hanno nulla in comune, a parte la passione. Il nostro obiettivo non è di illustrare un percorso, ma quello di far sentire “fisicamente” la vasta piattaforma dei diversi significati che un concetto può avere. Attraverso tutte ed ognuna delle opere esposte. Nel modo stesso in cui vengono esposte. Anche l’allestimento, in questo caso, vuole essere una interpretazione. Come dovrebbe sempre essere. Per noi Il concetto portante è: enfatizzare una fisicità che coinvolga fino a costringere alla “percezione”. 
3. - Dopo la partecipazione al Padiglione Russo della 52. Biennale, il gruppo AES+F ritorna a Venezia con l’anteprima di una nuova imponente installazione video, La Festa di Trimalcione, avete seguito da vicino lo sviluppo dell’opera? In che modo essa si lega al tema prescelto? Gli artisti, per loro stessa definizione, creano in solitudine. Noi abbiamo intavolato un tema e ora abbiamo tra le mani un opera da esporre. Insieme alle altre. Un insieme di opere che “parlano” di ciò che abbiamo concepito. Il nostro apporto è altrettanto creativo ma non può essere che l’”allestimento” la “valorizzazione”, la mediazione tra chi opera e chi guarda. Il progetto “La Festa del Trimalcione” ci ha coinvolto molto perché è il più difficile (in termini di tecnica utilizzata) fra tutti i progetti mai creati da AES+F. Il fatto di averlo con noi a Venezia in prima Mondiale, allestito in un padiglione rotondo di 400m2, costruito apposta per loro, è entusiasmante. Vedendo le più di 1500 immagini del progetto, ci siamo trovati, magicamente, all’ interno della raffigurazione di un orgia, “candida”, perfettamente “lucidata a specchio” il tutto realizzato in “alta definizione”.. Con rappresentati i vari intrecci tra le relazioni di sesso, potere, oppressione e dipendenza tra le razze e le classi sociali. Possiamo tranquillamente affermare che quest’opera è il ritratto del paradosso che conclude mirabilmente il cerchio del nostro, a lungo pensato, concetto tematico. "