Paola Concia: mi vergogno di fare parte di questo Parlamento

(Nella foto: Paola Concia, primo firmatario della proposta di legge AC 1658 recante MODIFICA ALL'ARTICOLO 61 DEL CODICE PENALE, CONCERNENTE L'INTRODUZIONE DELLA CIRCOSTANZA AGGRAVANTE RELATIVA ALL'ORIENTAMENTO O ALLA DISCRIMINAZIONE SESSUALE)

Anche ieri il Parlamento italiano ha dato una bella dimostrazione di sé e della sua capacità di tutelare i propri cittadini nel pieno rispetto dei principi costituzionali che sono alla base non solo delle regole, ma anche del futuro del nostro paese. Al di là della questione politica che in ogni caso getta una luce sinistra sulla linea politica "reale" del Partito democratico (perché non ha voluto rinviare il testo in commissione anche se questo avrebbe dato maggiori speranze al provvedimento di vedere la luce?), e a prescindere dall'"affaire Binetti", quello che fa davvero paura è l'uso che è stato fatto dell'articolo 3 della Costituzione.

L'articolo 3 recita, al primo comma: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". Palesemente ispirato ai principi egualitari scaturiti dalla Rivoluzione francese, il primo comma impedisce che ci siano circostanze personali che possano derogare alla legge. Nessuno può essere avvantaggiato o svantaggiato per le circostanze sopraddette. "sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali". Tuttavia il principio espresso dal primo comma è mitigato dal comma secondo: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.". In questo modo i padri della nostra carta fondamentale hanno previsto l'esistenza di categorie meritorie di tutela, senza peraltro nominarle esplicitamente ma menzionando bensì "gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana". Viene da pensare che i deputati che hanno letto e sottoscritto la pregiudiziale (e cioè Vietti, Buttiglione, Rao, Capitanio Santolini, Volontè, Ciccanti, Compagnon, Naro) non si siano neppure presi la briga di leggere il secondo comma. La verità è che la ragione di questa pregiudiziale è totalmente ed esclusivamente politica. Si comincia da una forma di tutela (ancorché elementare e negativa perché non conferisce ai soggetti tutelati nuovi diritti) e si continua elargendo in maniera immotivata (secondo gli infedeli firmatari della pregiudiziale) nuovi privilegi che, com'è noto, in Italia devono essere unico appannaggio di potenti e blasonati di ogni ordine e grado.

Quello che in generale è stato taciuto dalla stampa è un passaggio particolarmente odioso della pregiudiziale che cito testualmente: "l'inserimento tra le circostanze aggravanti comuni previste dall'articolo 61 del codice penale della circostanza di aver commesso il fatto per finalità inerenti all'orientamento sessuale ricomprende qualunque orientamento ivi compresi incesto, pedofilia, zoofilia, sadismo, necrofilia, masochismo eccetera". In questo modo si ottiene il solito effetto di accomunare l'omosessualità alla pedofilia, alla necrofilia e quant'altro. Grimaldello sicuro per fare leva sugli istinti più bassi e paurosi dell'elettorato che si voglia prendere la briga di scoprire le ragioni di questa pregiudiziale.

Si tratta dunque di una pregiudiziale particolarmente rozza nella stesura e raramente infamante per chi l'ha portata a termine e votata. Si continua a negare l'esistenza di una discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale mettendo nel calderone dell'orientamento ogni umana nefandezza. Pienamente condivisibile dunque l'affermazione a caldo di Paola Concia riportata nel titolo.

Mi piace concludere elencando i nomi dei deputati Pdl che in piena libertà di coscienza hanno votato per far tornare il testo in commissione e hanno espresso voto contrario alla pregiudiziale di costituzionalità: Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Adolfo Urso, Flavia Perina e Benedetto Della Vedova. Per tutti gli altri c'è poco altro da dire: è il Parlamento che abbiamo eletto e ce lo meritiamo.

Mauro Corso