
Cella e manette per «roba» ad uso personale, sembra una risposta un bel po’ forte ma, se è così, eccoci di fronte a uno dei tanti specchi del nostro inflessibile paese. Alle 14 lo visitano presso l’ambulatorio del palazzo di Giustizia e gli riscontrano lesioni al viso mentre Stefano lamenta lesioni alla zona sacrale e agli arti inferiori. Via a Regina Coeli. All’ingresso, visita medica: ecchimosi... tumefazione... algia.... Gita all’ospedale Fatebenefratelli, dove le radiografie diagnosticano: «frattura del corpo vertebrale L3 dell’emisoma sinistra e la frattura della vertebra coccigea». Torna in cella con le sue fratture. Il mattino dopo, nuova gita al Fatebenefratelli e di qui all’ospedale Pertini. I famigliari sanno del ricovero solo alle 21. Corrono e chiedono di poterlo vedere. Umana risposta: «Questo è un carcere e non sono possibili le visite», giusto. Chiedono allora come stia il loro ragazzo ma viene loro risposto che conviene tornare lunedì e parlare coi medici. Pazienza? Lunedì: alle dodici, parenti di nuovo al padiglione detenuti del Pertini; stessa domanda: come sta Stefano? Una sovrintendente, uscendo dal reparto telegrafica concede: «Il ragazzo sta tranquillo». Niente colloquio coi medici: manca, spiegano, l’autorizzazione del carcere, tornassero il giorno dopo. Fatto: purtroppo, non li lasciano entrare, si sentono spiegare che serve il permesso del giudice. Accidenti, nessuno glielo aveva mai detto prima, c’è sempre qualcosa da imparare. Siamo arrivati a mercoledì, mattinata di pratiche ma questa volta forse non manca niente, giovedì sarà il giorno buono. Infatti, a metà giornata, mentre il padre è a Regina Coeli per farsi firmare il visto, un carabiniere bussa e chiede alla mamma di Stefano di seguirlo in caserma, le devono dire delle cose. Lei non può allontanarsi, sta badando alla nipotina. Il carabiniere promette che tornerà. Alle 12 e mezza, alla signora viene notificato il decreto del Pm per l’autorizzazione alla nomina di un perito di parte. E perché? Perché Stefano è morto. Corrono all’obitorio, lo spettacolo è devastante, le tracce sono in quelle foto. Fine. Si indaga. Che sarà mai.
DI: TONI JOP, L'UNITA'
A seguire vi proponiamo l'importante TESTIMONIANZA DELLA SORELLA E DEL PADRE DEL RAGAZZO, nel video del riquadro sottostante. (staff Grillo)
