IL DALAI LAMA IN VISITA A ROMA

Il Dalai lama, la massima autorità spirituale del buddhismo tibetano, è arrivato a Montecitorio accompagnato dall’attore Richard Gere per partecipare alla V conferenza mondiale dei parlamentari per il Tibet.

Il Dalai ha incontrato il Presidente della Camera Gianfranco Fini che gli ha espresso solidarietà e ammirazione per la sua saggezza e la sua illuminata moderazione. Successivamente, il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, è intervenuto durante il congresso mondiale dei parlamentari per il Tibet per denunciare la grave situazione in cui versa il popolo tibetano ma anche gli sforzi della comunità internazionale volti alla ripresa di un dialogo tra Tibet e Cina.

Il Tibet, una regione antichissima ed autonoma, è stato invaso dalla Cina nel 1959. Il Dalai Lama costretto alla fuga, ha attraversato l’Himalaya ed ha trovato riparo in India. Da allora il popolo tibetano e il suo capo spirituale sono divisi e la frattura religiosa è resa ancora più dolorosa dalla continua ingerenza cinese nella vita sociale, economica e spirituale di questo popolo.

Il Tibet, una volta pacifico stato cuscinetto da India e Cina è diventato una vasta base militare che ospita buona parte della forza missilistica nucleare cinese. La presenza di scorie radioattive e lo sfruttamento delle miniere di uranio hanno contaminato l’ambiente causando malformazioni e morte. La deforestazione del Tibet procede senza sosta, molti monasteri sono stati rasi al suolo o razziati e migliaia di prigionieri religiosi e politici vengono detenuti nei campi di lavoro.

Come se non bastasse, la Cina proibisce al Tibet l’insegnamento e lo studio del Buddhismo e pretende di designare la figura del nuovo Dalai Lama.

Per cinquant’anni il popolo tibetano ha combattuto una battaglia pacifica per preservare la propria cultura, lingua e religione, ma senza misure immediate e concrete per mettere fine alla politica oppressiva cinese, perderanno per sempre la propria autonomia e la propria identità.

I tibetani hanno compiuto una scelta straordinaria impegnandosi in una protesta pacifica, non violenta, ma hanno bisogno di un mediatore che li aiuti a ristabilire un dialogo e un’intesa con un paese ricco e potente. La Cina deve la sua fortuna economica all’apertura nei confronti del mercato globale, questo potrebbe essere motivo di cambiamento. Forse, di pace.

Angela Catalini

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