i MEDIA USA e il caso KNOX

I Media USA e il caso Knox

Il comunicato rilasciato dalla senatrice Maria Cantwell il giorno del verdetto non può essere considerato un evento casuale. E’ molto probabile che la Cantwell seguisse il caso con molta attenzione e fosse stata già coinvolta da un ampio movimento di opinione che ha avuto inizio - come è logico che sia - dai familiari di Amanda Knox. Si potrebbe dire che il processo di appello inizia fortificato dall’interessamento del senatore dello stato di origine di Amanda Knox.

Il comunicato di Maria Cantwell, senatrice con forti radici nella classe lavorativa alla quale appartengono gli stessi Knox, esprime dubbi sul sistema giudiziario italiano in generale e sulla correttezza del processo in particolare. La Cantwell inoltre ipotizza che alla base della sentenza sia stato determinante un sentimento antiamericano dei media che avrebbe influenzato negativamente i giurati. Quello del sentimento antiamericano è una specie di leit motiv dei media Usa che si occupano del caso, eppure non viene mai citato un esempio di tale antiamericanismo in nessuna fase del processo, non resta che attendere gli ulteriori sviluppi per saperne di più. Hillary Clinton, in qualità di ministro degli esteri ha dichiarato di essere pronta ad ascoltare le preoccupazioni di qualunque senatore, ma tale risposta, data casualmente durante un programma televisivo, non si discosta dalla normale dialettica tra esecutivo e potere di controllo esercitato dal Parlamento.

I primi giorni sono stati, da un punto di vista mediatico, all’insegna dell’emotività. I media si sono stretti attorno alla famiglia Knox, hanno dato loro molto spazio (in particolare la Cnn) e hanno raccolto tutto il loro dolore. La vittima, Meredith Kercher, è stata lasciata sullo sfondo, l’importante era un processo che viene considerato dai media non imparziale. Se vediamo più da vicino le motivazioni dei giornalisti americani a supporto di questa teoria vediamo che tutte le obiezioni si possono riassumere in una sola frase: “il processo non è stato imparziale perché il sistema giudiziario italiano non è il sistema giudiziario statunitense” (tra l'altro un lungo articolo del Time aveva già preso in esame ogni prova a carico di Amanda). Vediamo alcuni esempi.

Nei processi di alto profilo, negli Usa i giurati sono “sequestrati”, per la durata del processo non possono tornare a casa, non hanno accesso a giornali e televisione, non possono parlare dei dettagli del processo con parenti e amici e non possono parlarne neppure tra loro al di fuori delle modalità previste dalla legge. I giurati del processo Knox, italiani, non hanno avuto questo obbligo che non è previsto dalla legge, per cui hanno potuto leggere i giornali, guardare la tv e ascoltare una serie di fatti che secondo molti esperti Usa sono stati gravemente pregiudiziali nei confronti dell’imputata (va detto che i media Usa non si occupano degli altri imputati, Sollecito e Guede). Durante il processo inoltre è emersa una serie di circostanze sulla vita privata della Knox, in particolare a proposito della sua attività sessuale e del comportamento nei giorni successivi all’omicidio. Negli Usa la pubblica accusa non può fornire ai giurati una caratterizzazione della vita privata dell’imputato a meno che non sia la difesa a parlarne per prima. Se, ad esempio, l’avvocato difensore descrive l’imputato come un “pilastro della comunità”, allora l’accusa ha il diritto di confutare tale caratterizzazione, se ne ha la possibilità. Un’altro punto contestato è la testimonianza della Knox resa durante un lunghissimo interrogatorio da parte della polizia. Anche se è stata esclusa dal procedimento perché irregolare, tale testimonianza è stata più volte evocata durante il processo. In ogni caso questa circostanza può essere messa in luce nel prossimo processo d’appello a Perugia.

Uno dei punti più interessanti di questo dibattito è stata una breve scaramuccia che si è svolta su Fox News tra Geraldo Rivera e il giudice Jeanine Pirro. Geraldo Rivera è un vecchio volpone del foro che nella sua trasmissione sulla Fox “Geraldo at large” prende in esame i casi più drammatici e sensazionali. Ha presentato per undici anni il talk show “Geraldo”, da molti considerato uno dei simboli della televisione spazzatura made in Usa. Jeanine Pirro da parte sua è un ex giudice che dal 2008 conduce una trasmissione giudiziaria simile al nostro “Forum”. Questo breve scambio sul caso Knox è un piccolo capolavoro dal punto di vista della comunicazione. E’ un vero e proprio incontro di scherma: Rivera, innocentista, interrompe la Pirro nei momenti in cui il giudice cerca di contrastarlo con argomentazioni forti; Jeanine Pirro, da parte sua, sorride amabilmente durante le interruzioni e aspetta pazientemente il suo momento per riprenderle in maniera incisiva. Le obiezioni di Rivera sono due: la ricostruzione del delitto è stata fatta con una tecnica animata molto pregiudizievole per l’imputata e la pubblica accusa non ha saputo trovare un movente valido. La Pirro dal canto suo ribatte che tali ricostruzioni sono spesso ammesse anche nei tribunali statunitensi e che il movente non è un presupposto fondamentale per nessun apparato accusatorio. Alla fine la Pirro riesce ad arrivare al cuore del problema: Amanda Knox è bianca e ha un aspetto delicato e conclude “è forse questo il problema? Che [Amanda Knox] non corrisponde al profilo di un assassino per il suo aspetto?”.

Mauro Corso


Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Ci aiuterai a diffondere la notizia! Grazie Mille!
Puoi votare le Cosmo Notizie anche in questa pagina.